Il nucleare non fa bene al clima by Hervé Kempf

Il nucleare non fa bene al clima by Hervé Kempf

autore:Hervé Kempf [Kempf, Hervé]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2024-02-08T12:00:00+00:00


Edf, grande azienda in grandi difficoltà

Il reattore Epr – in costruzione da ormai quindici anni a un costo cinque volte superiore alle stime iniziali – presenta anch’esso una serie di difetti, che vengono corretti man mano che i lavori procedono. Ma a condizioni discutibili. Per esempio, il coperchio – fabbricato a Le Creusot… – e le viroleb del contenitore hanno presentato problemi di corrosione. Nonostante ciò, l’Asn ha dato il via libera nel 2017, a condizione di sostituire il coperchio nel 2024, ossia poco dopo la presunta messa in funzione del reattore. Come sottolineano ironicamente i giornalisti Thierry Gadault e Hugues Demeude, questo sarà «il primo reattore al mondo a entrare in funzione con un contenitore che sappiamo non essere standard».

Edf, l’azienda storica cara ai francesi, è in cattive acque. A dire il vero lo è da anni, ma nel sistema di potere francese mettere in discussione un errore è a dir poco difficile, e quando gli errori finiscono per produrre i loro effetti, si crede che tocchi allo Stato pagarne i cocci. Tanto che nel 2017 ha pagato 5 miliardi di euro per salvare Areva dalla bancarotta, a causa della strategia irresponsabile di Anne Lauvergeon, amministratore delegato della società.

In realtà, Edf è a rischio fin dagli anni 2000, a causa di una serie di scelte sbagliate: l’azienda ha avviato costosi investimenti in ambito internazionale (acquisendo l’americana Constellation Energy, la britannica British Energy) e nell’Epr, sulla base di un’analisi troppo ottimistica dell’evoluzione dei consumi elettrici e della sua stessa competenza nel fabbricare un nuovo reattore a distanza di vent’anni dalla precedente esperienza nel campo (risalente al Civaux 2, l’ultimo reattore francese entrato in funzione nel 2002).

Il governo interviene regolarmente per alleviare la situazione di Edf, che oggi è indebitata per oltre 40 miliardi di euro, un debito che rappresenta piú del doppio del suo utile operativo annuo. Come ha sintetizzato la Corte dei Conti francese nel novembre del 2021, «Edf non sarà in grado di finanziare da sola la costruzione di nuovi reattori, dovendo sostenere i costi di ampliamento dell’attuale parco nucleare e gli investimenti per la sicurezza “post-Fukushima”, nonché i futuri costi di smantellamento e gli incerti dell’accesso regolamentato al nucleare storico in vigore dal 2011». Ciò non impedisce all’azienda di continuare a fare scelte basate su ipotesi ottimistiche, posticipando la fine operativa dei reattori al 2030 e oltre (il che significa rinviare a quella data le spese di smantellamento), preparandosi alla costruzione di nuovi Epr2 a costi che «non possono essere completamente stabilizzati», come si è espresso il governo stesso, e senza peraltro prendere in considerazione la questione delle scorie, anch’essa piú costosa e complicata del previsto. A ciò si aggiunga la scommessa sull’invecchiamento senza guasti dei reattori… La tensione crescente su tutti i segmenti dell’attività nucleare mette sempre piú sotto pressione la sicurezza, rendendo piú credibili le ipotesi di incidenti.

«Finché non si sarà verificato ufficialmente un incidente, chi dice che non ce ne saranno avrà sempre ragione», osserva l’autrice La Parisienne Libérée. «Chi, nella speranza di prevenirlo,



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